°°°°UNA SPECIE IN ESTINZIONE – QUANDO A SALVARE LA NOSTRA PELLE E’ LA BISESSUALITA’°°°°

Perché se uno sta bene ti ama in un modo, e se uno sta male ti ama in un altro? [cit. S. Ceccarelli]

 

La corona appartiene al più forte, nei suoi denti sta la sapienza.

 

Durante uno dei miei deliri con una ragazza sulle sorti del destino (siamo complici o no di questo insieme di avvenimenti?), è scaturito un primo pensiero, buttato giù in precedenza, durante le ore di storia contemporanea della psicologia. La mia mente sembra divagare da una cosa all’altra e si sa, Ylenia trova i collegamenti un po’ ovunque. Quindi benvenuti nel mio mondo tutto al femminile, in cui la citazione “me misera me tapina!” sembra andare per la meglio.

Si parlava ieri della bisessualità di ogni donna che viene però celata. Così stamani riflettevo su Darwin e Mendel. Caratteri ereditari mescolati  a quello che in natura è la selezione naturale. Così ho pensato: se siamo bisessuali già prima di nascere, così come molte specie animali  che scelgono solo dopo, a seconda del bisogno, cosa diventare, molto probabilmente  anche noi siamo così. Decidiamo dopo cosa diventare e come. Siamo artefici del nostro stesso destino a causa dell’ambiente che ci circonda. E quindi ci pieghiamo ad una selezione naturale “guidata”, nel senso che ci adattiamo alle situazioni che si propongono e che potrebbero distruggerci. Nel branco di lupi, quando si avverte una minaccia, si cercano più femmine che maschi ed ogni femmina si adatta ad un ruolo differente a seconda dei casi specifici. E quindi anche loro si piegano alla natura “guidandola”.

Pensateci un attimo. Però forse dovrei almeno sintetizzare quello che ha deviato la mia attenzione durante la lezione della Degni… il giorno prima si parlava con Simonelli & Co. degli studi sul sesso, della sua immagine e sulla sua evoluzione. Dal suo discorso mi è parso subito di intravedere un campanello d’allarme: ne parlano e ne scrivono solo uomini; ne studiano solo uomini; se ne interessano solo uomini. Com’è possibile?
Risposta facile e veloce, per quanto semplicistica: la donna, nella società, ha poco valore e scaturisce interesse solo se deve procreare. O se deve essere il passatempo di un uomo. Per il resto, nada. E non per mancanza di intelletto e capacità femminile, ma perché un posto fisso e serio non ce lo vogliono proprio dare. E sarà che forse non vogliamo nemmeno rischiare di prendercelo. Dopo uno stressante ma notevole giro da un secolo ad un altro, siamo giunti alla conclusione che solo in epoca illuministica, la sessuologia e i suoi derivati ebbero un incremento a livello di interesse nella popolazione di scienziati e, pensate un po’, anche a livello popolare. Sembra una cosa strana ma è successo. E uno dei personaggi più illustri, se vogliamo, della Francia maleducata, ha persino scritto un romanzo erotico. Diderot non si accontentò di descrivere e vedere la donna come semplice contenitore, ma andò oltre. Non arrivò a pensare alla donna come strumento  estremamente complicato, si arrese solo all’idea che è la chiave del mondo. Che SIAMO la chiave del mondo. Custodiamo un gioiello che solo noi sappiamo indossare, che solo noi possiamo tirare via dalla cassaforte. Ma che solo gli uomini sanno far vibrare. E quindi scattare l’allarme del caveau.

Uomo donna, donna uomo, maschi femmine e potenzialmente gay sono i soliti piccoli dibattiti. Alla nostra età sembra che il mondo sia solo uomo vs donna. Le relazioni e ciò che ne comportano sono per noi una grande fonte di stress. E si chiude tutto qui, in questa relazione per molti diadica, per molti univoca, per molti altri una relazione fondata sulla reciproca sopportazione e “che poi, ognuno si viva la sua vita”. Della serie: separati in casa.

E ciò è decisamente molto buffo. Tra amiche, colleghe, compagni di caffè la mattina non si parla d’altro. E dunque arrivano i paragoni, le proprie storie, i propri problemi e disagi a contatto con il mondo maschile. Con la stessa ragazza con cui ho iniziato la conversazione, ci eravamo impantanate, per così dire, non solo nell’abitudine  dei rapporti, ma sul significato del destino. Lei insisteva con il dire che avrebbe lasciato al destino, come a dire: se son rose fioriranno. Io invece puntavo e punto tutt’ora verso l’idea che il destino lo costruiamo noi con le nostre scelte e le nostre azioni. Un secondo può cambiarci la vita. Così come una scelta dettata dall’istinto o meditata a lungo. Scelta giusta o sbagliata, scelta etica, amorale. Ed io che esordisco dicendo che – non ricordo di preciso quale filosofo, forse Nietzsche – qualsiasi scelta si rivela una pessima scelta. È sempre  e comunque una sofferenza e causa comunque una perdita. A o B? Comunque vada si perde qualcosa. Bisogna solo capire di cosa però possiamo fare a meno. Stando alle leggi teoriche che aleggiano nella massa, niente e nessuno è indispensabile. Quindi la scelta dovrebbe essere meno dura. Ma non è così facile.

A partire dal 1200 la donna viene considerata come una strega, una sorta di capro espiatorio moderno sul quale gettare ogni sorta di colpa per ogni sorta di problema o atto compiuto. Quindi, se la tua carne marcisce, è colpa della strega che abita vicino a te, invidiosa della tua carne. Se il tuo uomo scappa e ti tradisce, è colpa della strega, perché  è lei che lo ha portato sulla cattiva strada della perdizione. Se rubi, la colpa è della strega, perché è lei che ti ha influenzato. Si può ipotizzare il bisogno di una figura malvagia per via del cambiamento – preferirei parlare di regressione – in ambito morale. Una Chiesa sempre più forte esige uomini forti, concepiti come automi, privi di stimoli e sentimenti. Ma l’uomo non è nato per essere ridotto ad un automa ed ogni volta che un uomo di chiesa provava uno stimolo – tendenzialmente  sessuale – andava punito. Punire gli uomini ecclesiastici equivaleva a mostrare la debolezza della religione e del suo quartier generale e dunque, come risolvere il problema? Diamo la colpa di tutto alle donne. Sono loro le artefici delle nostre voglie e dei nostri peccati. Della serie: l’unico modo per resistere ad una tentazione è quello di cedervi…

Angelo Branduardi, in merito a questo gioco, propone un testo, “Il sultano di Babilonia”, dove un tratto recita così:

[…]
Frate Francesco si fermò per riposare
Ed una donna gli si volle avvicinare,
bello il suo volto ma velenoso il suo cuore,
con il suo corpo lo invitava a peccare.

Frate Francesco parlò:
“Con te io peccherò”
Nel fuoco si distese,
le braccia a lei protese.
[…]

Ebbene, è sempre colpa delle donne…

 

 

Poi un giorno succede che più ragazze si trovano a parlare davanti ad un caffè dei loro ragazzi, di come sono, di come vivono, di come reagiscono agli stimoli e una delle domande più ricorrenti è: sono forse uomini di chiesa? Così “casti e puri”, così terribilmente genuini da obbligarci a prendere il sopravvento. Siamo nate donne, femmine, siamo state cullate e allattate. Siamo state terrorizzate dai maschietti al parco e all’asilo ed ora, come fossimo quegli animali di cui parlavo in precedenza, dobbiamo scegliere di che sesso essere. Due femminucce non aiuteranno di certo la sopravvivenza della specie e siamo dunque costrette a diventare degli uomini, a diventare quelle che proteggono, che allattano e cullano. Quelle che hanno le palle di dire al cameriere che la pasta fa schifo senza restare muti per paura di fare una brutta figura. Quelle che fanno le valigie al compagno perché non riesce a mettere due pantaloni e due maglie piegate insieme. Quelle che prendono l’auto anche di sera, quelle dal sangue freddo.

Poi, però, siamo quelle che vorrebbero dei riscontri di queste fatiche, una collaborazione da parte dell’altro, un riconoscimento dello sforzo che facciamo. E fu così che le ragazze incontrarono il vuoto cosmico.

Perché ci facciamo calare i testicoli mettendo da parte la vagina? A mio avviso, dai primi moti femministi ad oggi, noi donne subiamo continuamente una crisi d’identità: oggi siamo le indifese che non devono lavorare nei campi perché è faticoso e li accusiamo di non passare del tempo con noi e la prole, poi vogliamo essere al pari dell’uomo e andiamo a lavorare con l’aratro. Il giorno dopo però ci lamentiamo della fatica e quindi chiediamo delle leggi per tutelare la donna. Poi però ci sentiamo in gabbia e vogliamo evadere, facendo cose bizzarre. Ci battiamo per la parità dei sessi, per non avere l’appellativo di mignotta se andiamo a letto con più uomini e poi vogliamo scappare dalla monogamia – scusate il gioco di parole – monotona.

Vista così, l’unico aggettivo che può descriverci è: pazze. Ma andando a fondo alle cose, strappando via tutta l’erbaccia, esce fuori una donna costretta a giocare la parte della dura, della cacciatrice, della Wonder Woman per intenderci.

Abbiamo sete di potere oppure non c’è nessuno che riesca a gestire le piccole cose della vita che viviamo, di solito, insieme? Vogliamo avere il controllo su tutto oppure vogliamo che qualcuno ci aiuti a controllare? Mi sono sentita dire che la colpa è mia, del mio tarpare le ali. Beh, signori miei, se per 20 anni non hai mai preso una decisione, non puoi pretendere di prenderla ora, quando, soprattutto, non è il tuo turno. E per questo andiamo avanti così, con la testa alta, il petto in fuori e quelle punte rosa fatte di cemento. Bloccate qui, in questa dimensione irreale oserei dire.

L’ambiente intorno può modificare il nostro essere, così come le reazioni altrui, il tempo e le persone. Non c’è modo di scappare a questa legge. Ci si chiede perché gli uomini non apparecchino mai la tavola di loro spontanea volontà, perché non si ricordano mai dei fiori, del cioccolatino, del maglioncino che ci piace o di un fast food davanti la porta di casa. Ho trovato, credo la soluzione. Loro hanno noi, come seconde mamme. Sanno che se il pantalone è macchiato e la mamma è lontana, noi sapremo come smacchiarli. Ma se non saremo capaci torneranno dalla mamma con la coda fra le gambe. Se la ragazza non prepara un buon pranzo, la sera torneranno a casa e troveranno la tavola imbandita delle loro cose preferite, perché si sa, la mamma è sempre la mamma. E se danno per scontato che un fiore di domenica possa tramutarsi in un gesto molto cortese e apprezzato, non danno per scontato la nostra fuga, che poi, logicamente, li coglie di sorpresa.

A conti fatti, ogni essere umano si costruisce il suo destino. Ogni donna deve svolgere più ruoli che non la soddisfano. Ogni donna deve lasciar correre e chiudere occhi sulle sciocchezze perché, si sa, “lui è fatto così, che ci vuoi fare?”

Darwin, forse, in una cosa aveva sbagliato. Non ha considerato un animale come anello mancante dell’evoluzione. Ci si chiede cosa unisce un rettile ad un pesce ad un uccello a noi. Ebbene, sembra esserci uno strano animale che nel DNA possiede almeno una caratteristica di tutte le famiglie presenti. L’ornitorinco è un mammifero semiacquatico, con le zampe palmate, terribilmente velenoso, con un becco e che depone uova e allo stesso tempo allatta i piccoli e ancora ha la temperatura corporea bassissima. Come i rettili. Come il nostro sangue freddo.

Non ci trovate nessuna analogia con il nostro spirito alla Wonder Woman?

Arriviamo al punto di pattuire con la natura delle cose, chiediamo sconti e offriamo di più. Chiediamo di non essere abbandonate per una ragazza più bella di noi, chiediamo di non essere sostituite senza pensare che siamo tutti sostituibili, però, come pezzi dell’auto usata.
Le relazioni hanno i loro inizi e le loro fini. Hanno un tempo. Ma se come bambini, questo tempo è prematuro, allora finirà prima, perché l’essere umano, si sa, si adagia sugli allori. E allora non c’è più quell’uomo che ci ha fatto battere il cuore, non c’è più la speranza di appoggiarci su un altro, di essere cullate e spinte su un’altalena. Inevitabilmente dopo poco che doniamo a loro una casa sotto cui stare e rintanarsi, dobbiamo provvedere a tutto. A come mantenerla pulita, a come far star bene l’ospite, a come lasciargli lo spazio che vuole. Dobbiamo dargli una chiave per permettergli di rientrare quando vuole. E quando siamo sole, mentre l’altro è via, dobbiamo stare attente a non far entrare nessuno. Perché il nuovo ospite sarà più accattivante, capirà il disagio e si occuperò della casa per un po’, aiutandoci con le piccole cose.

I tempi non sono cambiati, signori. Le streghe sono tornate. Se scappiamo, l’uomo darà la colpa all’altro, a noi, ma mai penserà a se stesso. Se sono loro a scappare, daremo inevitabilmente la colpa alla poca cura di noi, alle cose che non abbiamo fatto, a cosa desideravano da noi, poi penseremo alla bionda che lo ha portato via e alla sua – di lui – stupidità. Ci faremo un bel piantarello e passerà tutto dopo un po’. Una sera ho anche pensato che sono in grado di far morire i bravi ragazzi, quelli tranquilli, genuini. Poi però mi informo sul mondo animale e scopro che è pane quotidiano nel loro regno. E se anche noi siamo animali, allora ciò che faccio non è una cosa strana, ma semplicemente quello che richiede il mio essere per la sopravvivenza.

Il maschio delle api (apo?) che feconda l’ape regina (una possibile alfa?) muore subito dopo mentre tutti gli altri maschi sono scacciati dall’arnia come Adamo ed in parte uccisi in fine d’autunno, giacchè la loro presenza è affatto inutile e sarebbe dannosa nell’inverno pel consumo del miele che farebbero.

E la mantis religiosa? Durante l’atto sessuale, o subito dopo, si trasforma in un’assassina a sangue freddo. Si nutre del suo momentaneo compagno per incrementare le scorte di energia che le permettono di produrre le uova.

 

Terribilmente sexy, non trovate? Ma continuiamo a festeggiare la donna, a proteggere la donna, la femmina debole di una specie, quella dell’uomo, che sembra non essere in grado di farlo da se. Quasi si stesse estinguendo. Chissà che non diventiamo pezzi da museo veramente?

 

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