°°°°POVERI E RICCHI IN CERCA DI CULTURA°°°°

Vediamo un po’ di cosa posso lamentarmi oggi. Poveri e ricchi in cerca di arte. La stupidità dell’uomo non ha fine. E parlo dell’uomo in senso generale, uomo come essere umano, prima che qualcuno si lamenti dicendo “io non sono così”. Questa volta scelgo di lamentarmi di questi ipocriti. Perché tutte le altre cose sono superflue in questo momento. Gli amici subdoli, quelli che si ostinano a voler leggere nelle mie parole e nei miei gesti tutt’altro, quelli che soffrono irreparabilmente di schizofrenia. E quelli che, pur avendo una certa età, dicono una cosa e poi ne fanno un’altra. Perché loro sono maturi… questa sarà sicuramente una cosa che manderà in bestia tutti coloro i quali, scontratisi con me, si son sentiti dire questa cosa, o magari sanno, da quel che scrivo, come la penso. Per risolvere il vostro problema di egocentrismo posso solo suggerire di tagliare la coda di paglia. Di più non posso fare. C’è l’amico di mezzo che riferisce tutto, in maniera errata, ad un altro, che ovviamente se la prende con me e tronca. Come se io avessi fatto qualcosa di sbagliato. Certo! Quando si gioca al gioco del telefono anche padre Pio è colpevole. Di aver fatto cosa non si sa, ma basta dire che è colpa sua per sentirsi meglio. Ma tanto è inutile elencare tutti gli amici un po’ farlocchi, non è ciò che voglio.

Voglio farvi una domanda.

Sapete di un concerto in cui il personaggio principale che si esibisce è proprio il vostro idolo, quello per cui piangete, quello che tappezza la vostra stanza. Quello per cui pagate, ogni anno, 45 euro di biglietto per stare ad ascoltare da lontano le sue canzoni. Quello per il quale fareste di tutto, insomma. Bene, mettete ora che, improvvisamente, per una sola notte, quel concerto sia gratis e che voi, nonostante sia in tour da un mese nello stesso posto, non siete ancora andati per contrattempi vari. Stanchezza, pioggia, bambini piccoli, animali vari. Quella notte andreste al concerto?
Io no, come non andrei alle mostre. Sta di fatto che ieri qualcuno è venuto per passare una serata per musei, ma forse, più che per musei, per stare insieme. Avevo avvertito: troppa gente ovunque.

E così è stato. Una Roma impraticabile, impazzita. Una folla che vomita conoscenze sui bus, sulle strade, fino ad arrivare all’entrata del museo. Una vergogna. Una vergogna perché in fila non c’erano i ragazzi delle scuole medie costretti dagli insegnanti. Ma c’erano adulti. Adulti che sbiascicavano nozioni a tutto spiano perfino su un sanpietrino, ma poi lasciavano correre la mostra dedicata all’allievo di Prassitele. Adulti che sono in fila, una fila chilometrica, per poter dire “sono stato a quella mostra”. Eppure è una sera come tante, alle 19 i musei sono ancora aperti e chi lavora è libero, magari, già dalle 17. Eppure? Eppure se ne fregano tutti, perché spendere 5 euro, spendere 8 euro, spendere 10 euro per una cosa che ti piace, che ti appassiona non si può. Ma spendere 45 euro per un biglietto dove non vedi e non senti, va bene. È un concerto cazzo! È giusto spendere 50 euro per quello! Mica si può spendere 10 euro per una mostra! Ma stiamo scherzando!?

E così si arriva alle file chilometriche, per una mostra che giace li da 2 mesi buoni. “è gratis?” “no 8 euro” “ma che palle, chi se ne frega, se paga!! Ma pensa te! Andiamo via” oppure “qui si paga, andiamo a vedere Monet allora, poi se non c’è fila andiamo da Hopper è una vita che voglio vederlo!!”

È una vita? E allora perché non ci sei andata prima? Perché aspetti che Alemanno organizzi una notte per i musei? Quest’esperienza, a mio avviso, non è stata pensata come esperienza di vita basata sul museo gratis, sul come vedere un artista senza pagare. Ma è stata fatta per imparare Roma. Per imparare ad apprezzare Roma di notte, Roma con musei che nessuno conosce ma che tutti voglio poter raccontare. Roma di notte, con la pioggia, con le pozzanghere, con tutti i luoghi che quotidianamente snobbiamo. Ma che, in quella notte, dobbiamo assolutamente vedere. È inspiegabile come finti “Sgarbi” riescano a far questo. A spacciarsi per chi in realtà non sono. Perché alla fine, parliamoci chiaro, costoro non sano nemmeno chi sia De Chirico o Hopper, ma siccome se ne parla allora bisogna andare a vedere la mostra. Ma solo se è gratis, altrimenti che scherzi? Come puoi pagare una somma per qualcosa che veramente vuoi vedere?

E questa è la borghesia di oggi, fatta di “poveri ipocriti” e di “ricchi finti sapienti”. File chilometriche per una mostra che sta li da mesi e che nessuno visita. Questa Roma non la conosce nessuno, e ieri sera, al Campidoglio, ho ringraziato dio di avermi donato il lume della ragione. Sotto la pioggia, ho tolto il cappuccio, ho chiuso gli occhi e ho sognato. Sulle note delle memorie di Marco Aurelio ho guardato Roma, per quella che è, per quello che mi da. Emozioni continue, che costino 8 euro o che ne costino 10. Perché Roma è così. Secoli fa dovevi conquistarti la libertà, pagando, molto spesso, con la stessa vita. Oggi come oggi, per conquistarti la libertà di dire “c’ero anche io” “sono colto perché conosco”, devi pagare. E, forse, è giusto così.

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